I lebbrosi in India sono estremamente emarginati, anche una volta guariti dalla malattia non possono integrarsi insieme agli altri, lavorare, frequentare la scuola ecc. Sono costretti a mendicare per le strade e a vivere in piccoli villaggi ai margini del paese.
Il villaggio a cui abbiamo fatto visita è costituito da famiglie sane, guarite dalla lebbra ma che portano ancora oggi i segni della malattia. I bimbi nati da queste famiglie stanno bene e non hanno alcun problema, la lebbra non lascia "strascichi" a livello fisico su di loro, a parte il fatto di essere considerati come "i figli dei lebbrosi" e quindi emarginati.
Per fortuna il villaggetto ha una sua piccola scuola, in modo da garantire istruzione anche a loro. Sono infatti i bambini che, con la loro curiosità, si avvicinano per primi e ci accerchiano appena scendiamo dalle auto.
Inizialmente avevo il timore di rimanere impressionata ma non ho avuto il tempo di realizzare il fatto perchè, inaspettatamente, mi viene dato in mano un sacchetto di caramelle da distribuire... mi trovo un po' in imbarazzo... perchè tutti squadrano quei dolcetti come fossero la cosa più bella del mondo e mi guardano come dire: ma cosa aspetta a darcele??? Se le vuole tenere tutte per lei??
Io vorrei darne a tutti in modo equo, per non fare torto a nessuno... ma mi accorgo che, come i nostri bimbi, ci sono quelli furbi, quelli scaltri, quelli che si accontentano e quelli che hanno vergogna ad allungare la manina... (e in quegli occhioni mi rivedo io, come in uno specchio) Ma come si fa a dire ad un bimbo che già ha poco e nulla: no, a te ne ho già date due di caramelle!!! Evidentemente sono una che cede subito, e loro lo hanno capito al primo sguardo!
Ricordo un bimbo che, con il sole che picchiava e un caldo allucinante, aveva addosso un giubbottino nero di pelle... un piccolo "Fonzie"... che nascondeva, dietro quell'aria da "finto duro", uno sguardo intelligente e tanta tenerezza (quante caramelle gli avrò dato... mezzo sacchetto?)
Da una parte mi chiedo anche che effetto farà sui loro denti tutto quello zucchero, ma se, in fondo, è la loro unica e rara gioia nella vita... chissene anche del dentista!
foto tratta da www.asianews.it |
Già di mio, non sono una che 1.000.000 di foto, molto spesso la dimentico pure la macchina fotografica. Di questo momento non ho nessuno scatto perchè, come detto all'inizio, non ho fatto neanche in tempo a mettere la mano in borsa. Molto spesso mi è capitato anche di ritirarla e basta perchè non mi sembrava giusto scattare... mi sembrava di rubare un momento della loro quotidianità, di essere invadente e maleducata. Come se volessi documentare le differenze tra lì e qui, come se volessi sottolineare le loro diversità... o quello che ai nostri occhi sembra diverso, inusuale.
Al prossimo racconto!
Esperienza fortissima e bellissima, il tuo racconto mi ha riportato alla mente tante sensazioni, anche contrastanti. Sono felice di averle vissute!
RispondiEliminaAnche io sono contenta di averle vissute, sono cose che fino a che non vedi (e vivi) con i tuoi occhi non puoi capirle nello stesso modo.
EliminaCiao Elisabetta, un racconto di una esperienza molto toccante. Devo dire che l'India è un paese molto lontano che non so se mai visiterò, per cui grazie dei racconti. Baci
RispondiEliminaGrazie Roberta della tua visita e del tuo commento. In cuore mio ho sempre sognato di visitare questo Paese e poi, inaspettatamente anni dopo, il sogno si è avverato! Quindi, mai dire mai! Un abbraccio, Eli
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