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foto da web |
A settembre il Tatino inizierà la scuola elementare.
Sarà una scuola nuova anche per me, visto che l'ho frequentata nel paese limitrofo (l'edificio dove andavo io non esiste nemmeno più in quanto inagibile...).
E così affiorano i miei ricordi di scuola... le mie elementari.
Sono a pensarci mi viene il magone, non per la nostalgia... ma da quanto ho profondamente odiato ogni singolo giorno dalla prima alla quinta. In cuor mio spero che Tatino abbia un'esperienza completamente diversa dalla mia, altrimenti sarà un'agonia al quadrato.
Si partiva con la tortura del grembiule, che mia mamma "abbelliva" con colletti di pizzo che mi davano prurito sul collo... ma quella era il male minore... il peggio era la Maestra.
Avrà sorriso 5 volte in 5 anni, sempre vestita austera con gonna grigia/nera/blu, camicia azzurra/bianca e maglione blu/nero. Un sergente di ferro... un mio compagno di classe (all'epoca definito da lei il più turbolento... mi vien da ridere pensando ai bimbi di oggi...) l'aveva definita "UN LEONE". In effetti non l'ammazzava nessuno... in cinque anni ha fatto un sabato a casa (per l'influenza) e una settimana di mutua perché il marito si era rotto una gamba sciando.
Quella settimana la ricordo benissimo perché è stata l'unica in cui mi svegliavo presto e non vedevo l'ora di andare a scuola con la supplente... che adoravo e che, ogni tanto, incontrandola ancora per strada, mi fa strappare un sorriso... (lei ovviamente non si ricorda assolutamente di me, ma io si!).
Ricordo che prima di iniziare questa avventura i miei genitori mi avevano raccomandata di comportarmi bene, di parlare solo se interpellata, di stare composta nel mio banco, di fare quello che mi diceva la Maestra... e diciamo che non siamo partiti proprio con il piede giusto...
In prima elementare, dopo una settimana circa, la Maestra alla fine delle lezioni mi chiama alla cattedra e mi dice che ha bisogno di parlare con i miei genitori.
Io arrivo a casa tutta contenta e comunico la notizia a mamma e papà i quali sgranano gli occhi e cadono nel panico. "Ma hai detto o fatto qualcosa, Elisabetta?" "Ma noooo" rispondo io.
Io pensavo che la richiesta di parlare con i genitori fosse una cosa positiva, bella. Tra l'altro mio Papà era coscritto della mia Maestra, si conoscevano fin da bambini... chissà cosa aveva da dirgli.
Sta di fatto che i miei fanno questo colloquio e quello che ne esce è a dir poco... non so nemmeno io come definirlo...
Secondo la mia Maestra non partecipavo attivamente alle lezioni (dopo una settimana), non alzavo la mano per intervenire (se non sapevo la risposta...), ero molto timida e riservata, parlavo poco (certo Lei non è che fosse molto di aiuto con il suo aspetto...) insomma... il verdetto fu che avrei avuto bisogno di un'insegnante di sostegno.
Con tutto il rispetto per le insegnanti di sostegno, ma proprio io non ne avevo la necessità...
avrei avuto bisogno di integrarmi con un po' più di tempo, perché non tutti i bambini sono uguali, avrei voluto un segno di accoglienza che mi mettesse a mio agio, non quella sua faccia sempre seria/incazzata con il mondo, pronta solo a rimproverare ogni movimento di noi alunni e ad incenerire con lo sguardo.
Morale della favola, grazie a Lei, ho odiato profondamente non solo Lei ma l'istituzione della scuola in generale. Fino alle medie, dove sono ufficialmente rinata.
Il ruolo di una Maestra, secondo me, non dovrebbe essere solo quello di insegnare bene una materia, deve esporsi in prima persona, mettere la sua faccia, le sue idee, stimolare nel modo giusto gli alunni, capire le esigenze diverse di ognuno di loro, riporre fiducia in loro, dare loro delle responsabilità, aggiornarsi, ma anche raccontare di sé, della sua vita, è un'essere umano anche Lei... perché solo facendosi conoscere ed ottenendo la fiducia trasmetterà la passione per la materia ai suoi allievi e lascerà in loro un segno indelebile... prima come persona e poi come insegnante. Oltre a italiano, matematica e scienze la Maestra deve insegnare anche la vita... in definitiva passa moltissime ore insieme ai suoi alunni (forse anche più del tempo che si trascorre con la sua vera famiglia...), quindi non può essere un ruolo superficiale tipo: vado-apro il libro-spiego-interrogo e ciao...
Va bene mettere dei paletti per farsi rispettare, essere seri, punire se necessario, anche quello aiuta gli alunni a crescere. Ma siamo tutti delle persone... un po' di umanità...
E non c'è Montessori o Steiner che tenga, queste "doti" stanno in qualunque persona abbia voglia di fare ogni giorno il proprio lavoro, qualunque esso sia, dal bidello all'insegnante di ginnastica, dal dirigente scolastico (che a me piace chiamare ancora Preside) all'insegnante di sostegno.
E basta, vi prego
BASTA, chiamare lo psicologo, il logopedista, l'insegnante di sostegno, il salcavolo per cose davvero inutili... ho capito che devono lavorare anche loro, ma
comunichiamo prima con la Famiglia, il canale tra casa - alunno - scuola è fondamentale e deve essere sempre aperto, senza accuse o giudizi. Non c'è peggior orecchio di chi non vuol sentire, ma anche tante bocche che parlano, parlano, senza ascoltarsi, capirsi e venirsi incontro... Tante volte, basta una
collaborazione con i genitori per superare delle piccole difficoltà. I casi gravi che hanno bisogno di un aiuto specifico con degli specialisti sono ben altri... non chi ha la "R moscia", non chi parla due lingue in casa e fa un mix di pronunce, non chi è un po' disordinato nei quaderni, non chi disegna qualche volta con il pennarello nero...
Ci sono casi molto più gravi e più complessi di queste cagate... perdonatemi il termine.
Nonostante la mia Maestra non fosse del genere descritto sopra, a Lei devo la mia preparazione grammaticale. E' vero, sono passati anni, non scrivo perfettamente... ma ogni membro della mia classe ha ricevuto fin da subito una buona base sotto questo aspetto. Poi, qualche seme è germogliato di più, qualcuno di meno... come la natura impone che sia.
Volete sapere come è andata a finire la storia dopo il colloquio?
Seguitemi!!!