Quest'anno il Natale ci ha messo a dura prova... forse me la sono tirata da sola nelle parole dell'ultimo post, forse è stato solo un segno per richiamare alla nostra mente quanto è importante le salute in generale e quella dei nostri cari.
Sta di fatto che mai come quest'anno abbiamo apprezzato lo "stare bene" in salute.
Il 27 dicembre, al risveglio dopo la solita nanna pomeridiana del mio bimbo piccolo (22 mesi), mi sono accorta che aveva qualcosa che non andava. Fisicamente stava bene, ha mangiato e giocato come al solito ma sul lato destro della sua testa era spuntato un enorme bozzo, un bernoccolo molle... chiamatelo come volete... tanto grosso da sformargli la testa.
Ma il bello è che non era caduto né il giorno stesso né quelli appena precedenti.
Dopo aver perso per l'ennesima volta 10 anni di vita in un solo secondo, io e Marito abbiamo deciso di portarlo immediatamente al pronto soccorso, sgranando rosari lungo tutto il tragitto.
Appena arrivati ci siamo trovati una schiera di bambini con 40 di febbre, vomito e diarrea... ma, in tempi abbastanza
brevi umani siamo riusciti ad entrare in ambulatorio e farlo visitare: sedazione al volo con anestesista, corsa in barella nei sotterranei dell'ospedale, TAC d'urgenza (per essere sicuri di escludere altre cose), ricovero in ospedale.
Non sto a raccontare tutto quello che passa nella testa in questi interminabili minuti...
Un magone costante, la sensazione che tutto ciò che hai vissuto fino ad ora possa trasformarsi in qualcosa di completamente diverso, la paura di dover scoprire cattive notizie, l'impotenza di dover stare fermo a guardare, ad aspettare... e basta.
E poi il ricovero, per tenere monitorata la situazione non si sa per quanto tempo, per cosa di preciso, il dover andare/venire/stare/darsi il cambio in ospedale, affrontare tutto questo sostenendosi l'un l'altro, aggiungere in borsa cose che mancano, portare via quelle che non servono più, curare anche l'altro bimbo grande organizzando turni con i parenti, perché è "grande", ma non così tanto da poter essere lasciato da solo...
Le ore con solo il Tatino grande diventano improvvisamente di facile gestione, più leggere, più veloci ma manca qualche cosa... è come se non avessimo un tassello per finire un puzzle... e, senza quel pezzo, tutto l'insieme apparisse irrimediabilmente incompleto e senza un senso... così decidiamo di preparare una mega pista del trenino, che attenderà il rientro a casa del piccolo, sperando sia la data più vicina possibile.
La diagnosi alla fine è stata: frattura composta del cranio... "una crepa", l'hanno definita, quando, come se l'è fatta non ci è ancora del tutto chiaro... il 21/22 ha fatto una caduta (una delle sue), ma non ha pianto più di tanto, nessun livido, non ci sono stati episodi di vomito, il comportamento è sempre stato uguale, ha mangiato, giocato come sempre... se non fosse stato per quel bernoccolo giorni dopo non ce ne saremmo mai accorti...
Il 29 dicembre finalmente lo dimettono, non occorre nessuna cura specifica, come nessuna cura è stata svolta in ospedale, se non solo un'osservazione costante, ora bisogna attendere che tutto si sistemi da solo, frattura compresa.
Il bernoccolo dei giorni a seguire si riassorbe molto velocemente, a sorpresa anche per i dottori che lo controllano giorni dopo in una visita... praticamente ad oggi non si vede nulla.
Ma nella nostra mente rimangono per sempre quelle immagini di lui allucinato dall'anestesia, steso immobile su una barella, dei minuti ad aspettare che lui esca dalla stanza della TAC, dove nessuno di noi è potuto entrare, della sua naturalezza nello stare in ospedale come se fosse in albergo...
Del condividere questa esperienza con altri genitori e bambini ricoverati per altri motivi, vedere scartare una bambola da una bambina vicina di camera, con la stessa gioia come se fosse ancora il 25 di dicembre...
Per fortuna, a rendere le giornate meno lunghe, ci sono stati i Volontari dell'Associazione
ABIO con una stanza piena di giochi di ogni genere, i loro sorrisi e la loro disponibilità, le decorazioni natalizie e quelle a misura di bimbo che hanno reso l'ambiente ospedaliero decisamente più accogliente.
Persone comuni che dedicano qualche ora della loro settimana in una presenza importante per bambini e persone che non conoscono, che probabilmente non incontreranno nemmeno più... a loro e a tutto il personale medico e non,
GRAZIE, davvero di cuore.
A incrementare il clima stravolto, l'improvvisa perdita di una persona ci porta ad essere vicini al dolore dei nostri amici nel giorno del funerale. Vedere piangere delle persone con cui hai condiviso tanti momenti è una coltellata nel cuore, ti rende impotente nelle parole e nei gesti, perché sai che solo il tempo avrà il potere di colmare quel vuoto e di allargarlo con la nostalgia e i sensi di colpa.
E allora pensi che tu sei fortunato, che per te la ruota, stavolta, ti ha preso di striscio, ti ha fatto venire solo una grande strizza ma poi tutto si è sistemato... ma non sempre è così, a volte arriva e ti travolge, ti spazza via senza pietà, senza che tu possa dire "ma perché"?
Con il rientro a casa e l'unione sotto lo stesso tetto della nostra Famiglia, mi rilasso, tanto da sfogare tutto in una bella febbriciattola che mi debilita per due giorni... beh, non ci siamo beccati nulla per tutte le vacanze... un po' di febbre me la dovevo cuccare, no? (meglio io che i bimbi o marito) ...Giusto per chiudere l'anno...
ecco perché ho disertato il blog in questi giorni... pensavate ad una bella settimana bianca, eh?
Di sicuro, dopo tutto quello che ci è accaduto, anche vedere in disordine la sala non mi disturba più come prima... cioè, non ho voglia di ritirare il macello che hanno fatto gli altri per l'ennesima volta, sollecito ad invito ad aiutarmi a sistemare... ma stringo e sbaciucchio i miei due bimbi, ricordandomi di vivere con loro ogni istante che la vita ci regala perché è grande la fortuna di averli, qui, con me, sani.
Inoltre stiamo seriamente pensando di acquistare un caschetto da mettere in testa al piccolo, perché "bernoccolando si impara" ma la testa l'abbiamo già spaccata una volta... vediamo di non fare il bis...
Altra cosa che mi rimarrà sempre impressa è il grande abbraccio ricevuto da una volontaria prima di uscire dal reparto pediatrico. Ecco, quando ci ripenso, mi sento un'orsa dentro... per quanto non mi fidi della gente, per quanto sia sempre "sulle mie", con poche parole per non essere mai invadente... nonostante qui saluti sempre con la dicitura "un abbraccio"... beh, il mio virtuale non vale una cicca confronto a quello che mi ha regalato gratuitamente quella signora.
Quindi, questa volta, ve ne mando uno un po' più caldo del solito, augurandovi il bene di ogni mondo ma, soprattutto, tanta salute per il vostro 2018!