foto da web |
Ogni giorno, da un po' ti tempo a questa parte, la mattina, faccio un giretto in bicicletta con il mio bimbo piccolo, per far "passar un po' il tempo" e godere delle giornate di sole.
Il giro più o meno è sempre quello, abitando in un paesino di campagna, una volta passata la piazza e le vie principali, non resta che andare nelle strade sterrate tra una risaia e un campo di mais, passando per quelle che chiamo con i bimbi "le cascate".Non sono altro che un salto d'acqua del canale "Diramatore Vigevano" che si snoda tra Galliate e Romentino.
Lungo tutto il percorso dell'acqua non c'è una pista ciclabile vera e propria, ma una semplice stradina in terra battuta che lo affianca, la sensazione è quella di stare sulle sponde di un lunghissimo fiume.
Per noi della zona è normale fare questo tipo di itinerari, fin da piccola, con la nonna o i miei genitori, si andava a vedere la schiuma dell'acqua del canale, quando ci recavamo ad acquistare il riso nel magazzino lì vicino.
All'epoca non c'erano sponde e il fatto di poter arrivarci così vicino mi ha sempre un po' inquietata.
Il canale, infatti, è stato spesso teatro di incidenti, inghiottendosi persone (per tragedia o per volontà), del mio paese e di quelli limitrofi in cui passa.
Anni fa i vari Comuni hanno deciso di costruire una staccionata in legno lungo tutta la riva... non che riparasse più di tanto... se uno voleva saltarci dentro era facile entrarci ma, almeno all'apparenza, sembrava un pochino più sicuro.
Inutile dire che, pur essendo in legno trattato, con il clima umido e le trombe d'aria che si sono imbattute nella zona, sia durato ben poco... tanto da rendere quelle sponde ancora una volte nude e crude, lungo tutto il percorso.
Non a caso, da qualche tempo, mi tengo sempre sulla parte interna di quei due solchi tracciati dalle ruote dei trattori.
Quella mattina non avevo voglia di pedalare, ho deciso di andare a piedi con il passeggino, nel pomeriggio, e il tragitto è stato più breve rispetto a quello che percorro in bicicletta, non mi sono allontanata dal paese... anche perché era stato un continuo strombazzare di ambulanze che andavano e venivano...
proprio da quel maledetto canale.
Poco dopo ho appreso la triste notizia di un bimbo di tre anni scivolato e annegatoci dentro, ritrovato proprio lì, nel punto dove l'acqua viene frenata per fare un salto, dove tutti i giorni ascolto lo scroscio e guardo quella forza ininterrotta, che scorre e sbatte nella corrente senza sosta.
Avrei potuto imbattermi io in quella macabra scoperta, con magari i miei di bimbi al seguito...
non faccio che ripensarci.
Sono vicina al dolore immenso della Mamma, ed essendo madre anche io, mi spaventa il fatto che sia bastato un attimo qualunque, durante una routine quotidiana, per perderlo di vista e trasformare una normale giornata in una tragedia.
Chissà cosa lo ha attirato così vicino da scivolarci dentro, considerato che, abitandoci di fianco, il canale non fosse stato una cosa sconosciuta... e perché le acque abbiano deciso di non dagli una seconda possibilità facendolo riaffiorare e vivere il suo futuro con il ricordo di quell'istante come una brutta avventura...
anche se conosco ben pochi superstiti del canale, chi ci finisce dentro non ne esce più e, ancora una volta, al braccio di ferro vince quella maledetta acqua.
Di fronte a questo evento, fatale, come tanti altri, penso e ripenso. A quanto la morte ci insegni, nella sua crudeltà, ad apprezzare di più la vita... che sembra noiosa, stancante, imperfetta, dura e complicata... siamo sempre alla ricerca di non sappiamo bene nemmeno noi... non ci basta mai nulla, vorremmo sempre di più... ma, agli occhi della morte, è tutto così semplice, bello e vivo ogni istante così com'è, purché sia vita.
Oh mamma... Che storia triste. Mi si stringe il cuore.
RispondiEliminaUna preghiera per quel bimbo e la sua famiglia...
Grazie Silvietta. Ho esitato a scrivere questo post, nel rispetto del loro lutto, già i giornali hanno fatto la loro parte... ma sono sicura che per non farlo riaccadere, queste cose vadano raccontate e ricordate. Mi unisco alla tua preghiera. Un abbraccio Eli
EliminaUna tragedia immane! Nella mia cittadina c'è un canale con diga, detto naviglio. Purtroppo è il luogo preferito da chi intende suicidarsi ed è stato spesso teatro di incidenti come quello che descrivi, pur avendo una staccionata ( che serve a poco anche se in ferro). I miei mi hanno sempre inculcato il terrore per quelle rive, così come per le rive di fiumi e torrenti e io sto facendo lo stesso con mio figlio.quando ero bambina, infatti, nella località di montagna dove trascorrevo le estati, un bimbo è caduto da un ponte nel torrente ed entrambi i suoi genitori, gettatisi ne, tentativo di salvarlo, sono morti con lui.io non l'ho mai dimenticato.
RispondiEliminaL'acqua è tremenda... sarà per questo che io ne ho da sempre il terrore, alta o bassa che sia può avere una forza che porta via tutto. E quegli episodi tragici legati a canali/corsi d'acqua vari sono ricordi che non si dimenticano più, persa poi se coinvolgono persone che conosci... (non è questo il caso, ma in passato ci sono stati altri incidenti... uno dei quali ha coinvolto due ragazzi quasi della mia età, allora giovanissimi)... sta di fatto che per un po' non passerò più di là, non ce la faccio a guardare quell'acqua, a dire "che bella la cascata"...
EliminaNon potevi non scriverlo, io penso: perché è vita anche toccare una tragedia con le parole e da lì rivendicare. Oltre al ricordo, la preghiera, il monito, anche il valore di cui hai scritto benissimo nelle ultime righe: grazie...
RispondiEliminaDavanti a queste tragedie ti rendi conto che i nostri lamenti quotidiani sono niente... le nostre cose sono risolvibili, con il tempo, la pazienza... lì non si torna, purtroppo, più indietro... e l'unico modo per imparare è ricordarle.
EliminaÈ terribile, Elisabetta. Terribile! Da quando sono mamma io a stento riesco a sentire i tg. Sopratutto le notizie di tragedie che riguardano i bambini mi stravolgono. Non c'è dolore più grande di quello che comporta la perdita di un figlio e sopratutto di un bambino. Io l'ho vissuto da vicino con una cara amica, un giro su un quod ed è seguito un mese di lenta fine, per il piccolino e per i genitori che non si sono mai ripresi.
RispondiEliminaNoi possiamo provare a proteggere i nostri figli, ma una disgrazia rimane tale e può incombere su tutti. Dovremmo solo godere di ogni singolo istante, amare amare amare e gioire di tutto ciò che ci è stato concesso. Cerchiamo, cerchiamo, cerchiamo...ma, per quanto sembri una frase fatta, la felicità è dentro di noi: fortunati coloro che se ne rendono conto, fortunati i bambini che crescono per mano di genitori che se ne sono resi conto e che sono in grado di empatizzare e partecipare alla sofferenza altrui senza dire "a me mai".
Penserò con intensità i genitori di quel bimbo, che possano trovare la forza per non soccombere nel buio e nel vuoto in cui sono piombati.
Ti abbraccio sempre tanto forte!
Io da quando sono sposata non sento più un tg regolarmente per scelta, da quando ho i bimbi ne guarderò 2/3 all'anno, quando loro dormono o non vedono. Non riesco a guardarli io... come posso far vedere delle immagini così crude ai bambini? Non è un film inventato, è la nostra realtà, purtroppo. Ma non ci si può certo barricare in casa, una disgrazia può toccare da vicino la vita di tutti, ma veramente tutti. Nessuno è perfetto, tutti possono sbagliare, io per prima. La vita di oggi, poi, è sempre più frenetica, tutti pretendono tutto, e subito, e starci dietro non è affatto facile...
EliminaHai ragioni quando scrivi che dovremmo godere di ogni singolo istante, che, detto così, sembra facile, ma umanamente non è sempre semplice...
Grazie per l'abbraccio, ne ho proprio bisogno in questi giorni, un giorno magari lo racconterò anche qui cosa mi è capitato, oltre a questa triste notizia...
Ricambio con una abbraccio MEGA!!! Eli