domenica 29 marzo 2020

forse è ora di cambiare, non solo le lancette dell'orologio

Ci ho messo un po' prima di poter scrivere qualche cosa... per metabolizzare quello che sta succedendo da un mese a questa parte.
Non avrei potuto scrivere di getto, per la Rabbia.
Non avrei voluto scrivere banalità, per Ignoranza.

All'inizio, infatti, ero arrabbiata, le informazioni che giungevano erano confuse, ingannevoli, si diceva tutto e il contrario di tutto (anche ora, in realtà) e non mi davano certezza di capire il quadro della situazione, non capivo davvero con che criterio venissero prese alcune decisioni... come chiudere le scuole e non i posti di lavoro (pubblici e privati), i punti di aggregazione della gente (pubblici e privati).

Una bambina di quarta elementare mi ha fatto un'intervista "per compito" e, alle sue domande, ora, avrei voluto rispondere in modo diverso.
Ma come fai a rispondere alla domanda "Il corona virus ti fa paura?" ad una creatura di 9 anni che ti guarda con due occhioni spalancati, pronta a scrivere... ?
Avrei voluto dirle che tutte le cose che non conosciamo ci fanno paura, che non sono un medico, che non so se questo microscopico virus possa avere davvero quella faccia poco simpatica che ha colorato sul suo quaderno... che non sono le rinunce e le restrizioni di questi giorni a farmi paura, ma quello che ci si può aspettare dopo...
Perchè il dopo non sappiamo ancora quando sarà ma, intanto, questo lasso di tempo che passa, non porta sempre e solo cose buone per dopo...
perchè io "andrà tutto bene" non riesco a dirlo nè a scriverlo proprio di mio...
perchè non ho la verità in tasca, non so nulla e poco posso fare in questi giorni se non salvare in PDF le pagine di un libro di scuola al quale altri non riescono ad accedere...

Ero arrabbiata, sì, perchè avevo dei lavori da terminare, altri ancora da impostare e con i bimbi a casa non è possibile gestire il cliente al telefono, avere idee originali, far fare i compiti al grande e intrattenere quello piccolo, nel mentre di "Ho fame", "c'è la lavatrice da stendere", "mi scappa la pipì" e i miei genitori che non sono stati bene di salute e che quindi erano da monitare a turno.

Ma intanto sono passate due settimane e, quando proprio non sapevo più cosa fare, prendevo e portavo i bimbi a fare una passeggiata nel quartiere: l'ora d'aria.

Poi l'anello se è fatto sempre più stretto, zone gialle, poi rosse, poi emergenza di tutta l'Italia... facendoci per forza capire che la situazione non era facile, non era una semplice influenza (come più volte hanno detto all'inizio), non colpiva solo gli anziani e chi aveva patoligie gravi (che già sono in tanti)..., non riguardava solo la Cina e poco riguardava i cinesi dello "Shun Fa", additati e ghettizzati, che da anni vivono e si ammazzano di lavoro tutto il giorno e tutti i giorni, qui, non nel loro Paese d'origine, che non vedono nemmeno con il binocolo...
Così, a casa nostra e in molte altre famiglie, si è deciso che io e bambini stessimo definitivamene a casa, mentre Marito si esponesse al lavoro (per fortuna nei campi, dove, alla solita tranquilità del paesaggio deserto, si è riversata un sacco di gente per passeggiare e correre), si occupasse settimanalmente della spesa nostra e non solo.
A questo step, la gente, probabilmente anche confusa, si è divisa in due fazioni: quelli che restavano a casa (per paura di essere contagiati e di contagiare i propri familiari) e quelli che proseguivano tranquillamente con la propria routine come se nulla fosse.
Ma la cosa più deprimente di queste incomprensioni è che le due parti si scannavano a vicenda, invece di trovare un punti di incontro, di confronto, di spiegazione, di chiarezza.

Chi passeggiava con il cane era additato dalla mamma e casa con i bimbi, chi era a casa segnalava il tipo che correva sul marciapiede... se portavi un bambino a fare 200 metri in bici eri una mamma degenere, ci sono prima io in fila per il supermercato, ma cosa fai con la mascherina? Carnevale è finito...

Si deve sapere chi è l'untore 0, 1 ecc... non per capire quante persone sono state in contatto e fermare la catena, ma per puntare il dito ancora una volta.
Perchè tra umani è così: quando si sbaglia, si deve trovare il capo espiatorio e metterlo al rogo come le streghe ai tempi dei Medioevo, invece di capire cosa e il perchè è successo, di trovare INSIEME una soluzione, di collaborare perchè lo stesso errore non si ripeta, di migliorarsi.

"Per quanto ci piaccia poter sempre avere un metro di giudizio in tasca, in questo caso dobbiamo lasciarlo nel cassetto.
Se proprio dobbiamo usare un metro di giudizio, usiamo quello della tolleranza e del rispetto delle differenze." (cit. Burabacio che ha scritto un post in merito che trovo molto in linea con il mio pensiero).

Poi è arrivata, non ha bussato alla porta, è stata veloce, la morte, come una doccia fredda...
un caso nel mio paese, uno in quello vicino, bollettini di guerra giornalieri in cui si spera di non riconoscere personalmente nessuno.
E allora mascherine, guanti, distanza di sicurezza e...
"Ma quando riapre la scuola?"
"Oggi andiamo a trovare i nonni?"
E noi ci troviamo a dare risposte che non sono verità... perchè per il mestiere di genitori non c'è un manuale, uno lo fa come riesce, come può, come gli viene dal cuore. Ma non sempre è tutto giusto o tutto sbagliato.
Ognuno è diverso e reagisce a modo suo, ma sempre in attesa di una statistica che migliori, di un annuncio che indichi il miglioramento, di quel giorno in cui diranno che non ci sono più casi, che è finito tutto, che si può tornare a ciò che prima non ci piaceva fare ma che, in questi momenti, abbiamo apprezzato ancora di più...
Forse il dopo ci renderà diversi, più lenti, forse ritorneremo frenetici come prima, forse anche peggio di prima...
forse è ora di cambiare, non solo le lancette dell'orologio.

E a pensarci mi viene da ridere quando, all'inizio dell'anno, avevo chiesto più tempo, forza e ispirazione...
Questo 2020 mi sta davvero mettendo alla prova.



disegno da web







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