martedì 24 marzo 2015

(parentesi di me) missione in india 2

P R E M E S S A
Questa non è una vera e propria rubrica,
ma ho deciso di raccontarmi per far conoscere,
al di là delle mie passioni artistiche, alcuni aspetti di me.
I temi trattati sono semplicemente una pagina di diario
che spiega cosa c'è oltre la piccola foto che trovate qua a lato.

Durante il nostro viaggio in India, io e mio marito abbiamo visto realtà diverse dalla nostra, a volte in meglio a volte in peggio. La cosa che mi ha segnato di più è stata il rendermi conto che il lavoro che svolgo, in quei luoghi, è completamente inutile.
Mi sono domandata: ma perchè non ho fatto il dottore, l'idraulico, il muratore o l'insegnante?
Sarei servita di più... in entrambi i posti. Non che il mio lavoro non valga niente ma, anche senza un grafico, si vive lo stesso...
Poi, una sera, sentiamo un tamburo e dei canti nel cortile sottostante. Le Sister, tutte giovanissime e più o meno mie coetanee, preparano una danza in occasione della celebrazione della Messa della Domenica.
Inutile dire che il filo della musica&danza ci ha unito anche senza parlare la lingua.

 
 
La loro curiosità nel conoscerci mi ha stupito, anche se potevo immaginarlo che non ricevano ospiti occidentali tutti i giorni.
Mi hanno chiesto se avevo dei bimbi e hanno sgranato gli occhi quando ho detto nel mio inglese scalcinato "ancora no", la loro espressione diceva "ma cosa aspetti?"
e, in effetti, avevano ragione... sono rimasti stupefatti dal fatto che i nostri genitori non abitavano vicino a noi (non nello stesso paese... ma 5 minuti di auto, ho specificato io). E il complimento più strano che ho ricevuto è stato che avevo dei begli avanbracci (???), pensavo di aver capito male... e invece mi hanno ripetuto che l'interno del mio braccio (chiaro, quasi bluaceo da quanto sono pallida) era davvero bello... mha, se lo dicono loro! Io ho risposto che, a me, sembravano braccia uguali alle loro!
 
 

Piccola parentesi nella patentesi: alla Messa in India hanno partecipato uno stuolo di persone, sedute tutte ordinate per terra, sotto degli enormi tendoni variopinti tenuti sù da canne di bambù (che usano dappertutto, anche al posto dei nostri "tubi innocenti" e come impalcature per construire - vedi foto in alto-) e con un caldo-umido allucinante... cerimonia che è durata tutta la mattina e terminata a mezzogiorno inoltrato! Qui la gente guarderebbe l'orologio e borbotterebbe anche solo dopo un minuto in più di omelia!

Al prossimo racconto!

2 commenti:

  1. Ho appena visto questo post e sono andata a leggermi anche la parte uno, che mi ero persa: dev'essere stata un'esperienza davvero emozionante! Mi sono commossa leggendo del canto di benvenuto (ebbene sì, anch'io ho la lacrima facile).
    Per quanto riguarda la Messa, ho sentito racconti molto simili dalle missioni in Africa: sembra che lì apprezzino davvero la celebrazione come festa della comunità, mentre da noi spesso un'ora di messa sembra "troppa"... che tristezza... Sarebbe bello se riscoprissimo anche noi il significato profondo delle cose invece di essere sempre di corsa!
    Attendo il prossimo racconto! :-)

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    Risposte
    1. Grazie Roby per aver apprezzato il mio racconto! E' proprio vero: quando si visitano le Missioni si apprezzano molto di più le cose semplici che diventano quelle più preziose!
      Anche il canto di benvenuto rimane un dolcissimo ricordo... tanto che ci capita di canticchiarlo ogni qual volta rientriamo a casa varcando la soglia!
      Ci sarebbero un sacco di cose da raccontare... spero di riuscire a decrivere tutto, racconto dopo racconto! Un abbraccio Eli

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